Sergio Leone, nato nel 1929 è stato senza dubbio il maggior esponente del cosiddetto western all'italiana, conosciuto poi con il nome di "spaghetti-western".
Figlio d’arte, il padre era quel Roberto Roberti, regista-pioniere dell'industria cinematografica italiana ai tempi del muto, che poi omaggio firmandosi Bob Robertson nel suo primo importante film “Per un pugno di dollari”, e di Bice Walerian, attrice. Vissuto la sua infanzia e l’adolescenza all’interno dei muri di Cinecittà, fin da subito si appassiona alla regia, dando prova di un enorme talento nel girare le scene di massa per i peplum degli anni ‘50, le prime esperienze infatti vantano collaborazioni di rilievo nelle seconde unità di film come "Quo Vadis?" di Mervyn Le Roy, "Elena di Troia" di Robert Wise, "Ben Hur" di William Wyler e “Sodomia e Gomorra” di Robert Wise”.
La sua prima esperienza di regia vera e propria avviene quasi per caso, trovandosi alla seconda unità de "Gli ultimi giorni di Pompei" di Mario Bonnard, Leone deve diventare regista per sostituire Bonnard caduto ammalato, il film però non ottiene un gran successo e la produzione si rivela un vero disastro.
Molto meglio sarà con la prossima esperienza, in cui da prova ancora della sua sicurezza tecnica ,"Il colosso di Rodi" infatti è un film che, rispetto ai film consimili dell’epoca, ci permette di apprezzare un gusto per lo spettacolo ed una padronanza del mezzo - macchina che è vano trovare in altri registi di genere.
Ma il successo arriva subito dopo, con la ormai leggendaria "trilogia del dollaro" ( costituita da "Per un pugno di dollari", "Per qualche dollaro in più" e "Il buono, il brutto, il cattivo"), dove reinvesta il modo di fare cinema, diventando da allievo, maestro indiscusso del genere, mostrando un alta dose di violenza, lunghissimi piani sequenza e silenzi interminabili, antieroi come non se ne erano mai visti prima, antiromantici e votati alla morta, ed è proprio "Per un pugno di dollari", firmato con lo pseudonimo di Bob Robertson, oltre che per il già detto omaggio al padre, anche perché solo un nome americano garantiva successo al genere, inoltre importa da un piccolo telefilm americano l’attore Clint Eastwood, che diventa l’icona di quegli anni, il film ha un successo strepitoso (1 anno di programmazione a Milano e in altre sale del paese), come mai si era visto in Italia da molti tempi per un nostro prodotto.
Il film però non è originale, infatti si ispira, per non dire copiato, da "La sfida dei samurai" di Akira Kurosawa, che visto la totale uguaglianza tra le pellicole, senza vedersi citato nei titoli di testa, pensa bene di accusarlo di plagio, vincendo la causa e ottenendo i diritti di sfruttamento del cinema in Asia e il 15% sugli incassi mondiali.
Il successo del film è comunque sempre da ricercarsi nella suspance esasperata, una violenza gratuita esercitata da killer cinici e cattivi, non un ombra di storia d’amore tra i protagonisti, non indiani e altri personaggi a cui gli americani ci avevano abituato, inoltre la colonna sonora, firmata dal grande Ennio Morricone, da un effetto strano sulla pellicola, con l’introduzione di strumenti inusuali come chitarre, pezzi di ferro, fischi e schiocchi di frusta, anche se all’interno poi si inserisce una meravigliosa variazione del Deguejo messicano, in assolo di tromba, danno un contributo fondamentale alla pellicola che incassa 3 miliardi, su un costo ridicolo di circa 120 milioni.
Con il successivo "Per qualche dollaro in più" Leone rimane fedele a se stesso, modifica in parte il cast, importando un altro attore, ormai in declino, Lee van Cleef, che era stato sul set di “Mezzogiorno di Fuoco” di Zinneman, il successo è identico ma la qualità e leggermente inferiore, la storia non è più nuova e quindi bisogna rinnovarsi, anche se per la priva volta compaiono i flash-back molto inusuali a quel tempo.
Si chiude nel grottesco, la trilogia, con "Il buono, il brutto, il cattivo" ambiziosissimo film che porta tutti in mezzo alla guerra di secessione americana, un distillato puro di tutta la poetica dei prossimi film di Leone, infatti il film è di una lunghezza non comune, quasi 3 ore, con momenti toccanti, come la morta del soldato, violentissimi, l’uccisione di un intera famiglia ed infine epici come il duello a tre, con una sequenza più di tutte ha fatto scuola, vedi Tarantino.
Le ambizioni però non sono finite e Leone assembra un cast foltissimo per il successico "C'era una volta il West" del 1968, con soggetto firmato dallo stesso Leone, da Bernardo Bertolucci, Dario Argento e, incredibilmente, Maurizio Costanzo, sceneggiato poi da Sergio Donati e Leone stesso, ne risulta un vero capolavoro assoluto di montaggio, scene d'azione che contrastano tra il lentissimo e il veloce, musica leggendaria di Morricone e immagini tra le più belle che il cinema ci ha regalato.
Leone riesce ad ottenere dalla Paramount, un mito hollywoodiano come Henry Fonda, che veste i suoi unici panni di cattivo, inoltre sono presenti Jason Robarts, Charles Bronson e Claudia Cardinale.
La trama è insolita anch’essa, infatti per narrare il mito della scomparsa della frontiera, Leone fa girare l’intero film su una figura femminile, filmando tutto in esterni, direttamente nella Monument Valley, il risultato è un film che più americano non si può, anzi, riesce a sorpassare i film americani distanziandoli di silometri, sia per qualità che per interpretazioni.
Considerato il suo capolavoro nel genere western, all'epoca, tuttavia, fu quasi un fallimento economico, dovuto al fatto che nessuno si aspettava un film di questa forza e di questa lunghezza estenuante (una sequenza iniziale di 15 minuti, senza una parola). La produzione costringe un tagli di 25 minuti a scapito della comprensione del dramma.
Ma ormai Leone già pensa ad altre cose, infatti prepara un film sulla rivoluzione, esce così "Giù la testa", un film in cui ogni inquadratura è una sequenza d'antologia, con Lee Marvin e Rod Steiger, un film quasi antimilitarista che si permette di citare Mao all’inizio e finisce con uno spettacolare scontro tra treni ferroviari, il film però non ha un grande successo, nonostante sia anche questo un vero capolavoro.
Era la sua ultima incursione nel genere western, infatti per ben 13 anni, Leone si dedicherà alla preparazione del suo capolavoro assoluto, a tout court sotto ogni aspetto, "C'era una volta in America", oltre 4 ore di durata nella versione integrale, Una lezione di cinema che più grande non si potrebbe, attori al meglio della loro forma di sempre, Robert de Niro e James Wood, trouppe tutta italiana, fotografia di Tonino Delli Colli, musica di Ennio Morricone, costumi di Gabriella Pescucci e montaggio di Nino Baragli. Ogni singola sequenza riesce a diventare epica, persino una mano che gira il caffè, dove ci viene trasmessa la storia della nascita e distruzione di un gruppo di amici dalla loro nascita alla loro auto – distruzion, una produzione di oltre 60 miliardi di lire che ha impegnato 3 anni per la lavorazione.
IL film ha un successo enorme, anche se la versione Usa, ridotta a due ore dalla produzione è stata un solenne fiasco.
A proposito di questo film, Leone stesso ha avuto modo di dire: "Quando scatta in me l'idea di un nuovo film ne vengo totalmente assorbito e vivo maniacalmente per quell'idea. Mangio e penso al film, cammino e penso al film, vado al cinema e non vedo il film ma vedo il mio...", "Non ho mai visto De Niro sul set ma sempre il mio Noodles. Sono certo di aver fatto con lui "C'era una volta il mio cinema", più che "C'era una volta in America".
Sergio Leone, sta preparando adesso un nuovo film, ambientato in Russia sull’assedio di Stalingrado, sarebbe stato il suo primo film ambientato in terra Europea , la morte lo coglie improvvisamente per un attacco cardiaco nel 1989.
Il film verrà girato 10 anni dopo da Jean-Jacques Annaud, dal titolo “Il nemico alle porte”, anche se a questa versione manca praticamente ogni cosa che l’avrebbe reso grande, e soprattutto manca irrimediabilmente la mano ed il genio del suo creatore.
Con la morte è entrato egli stesso nel mito più assoluto, ed una serie infinita di imitatori ed epigoni hanno invaso la nostra cinematografia, di cui solo alcuni si sono rivelati all’altezza, vedi come sempre Tarantino, altri come Rodriguez (“Mariachi”, “Desperado”, “C’era una volta in Messico”), o anche il francese Kounen per “Doberman”, non hanno fatto altro che svilire la loro immagine con un idea di cinema non originale e una certa incapacità di re-inventare il genere.
Concludo con questa frase dello stesso Leone, estremamente significativa su come intendeva il suo modo di fare cinema:
"Il cinema dev'essere spettacolo, è questo che il pubblico vuole. E per me lo spettacolo più bello è quello del mito".
La sua filmografia è:
C'era una volta in America (1984)
Un Genio, due compari, un pollo (1975) (Non accreditato)
Il Mio nome è Nessuno (1973) (Non accreditato)
Giù la testa (1971)
C'era una volta il West (1968)
Il Buono, il brutto, il cattivo (1966)
Per qualche dollaro in più (1965)
Per un pugno di dollari (1964)
Avanti la musica (1962) (Non accreditato)
Sodom and Gomorrah (1962) (Non accreditato)
Il Colosso di Rodi (1961)
Gli Ultimi giorni di Pompei (1959) (Non accreditato)
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